Ricolfi: «Quanta ipocrisia sui rom, l’annuncio della capotreno è sensato»

Ricolfi: «Quanta ipocrisia sui rom, l’annuncio della capotreno è sensato»

Quanta ipocrisia sul caso della capotreno di Trenord (che in un annuncio, in preda all’esasperazione, ha chiesto agli “zingari” di scendere dal convoglio perché “avete rotto i c…”). Certamente uno che non conosce ipocrisia è il sociologo Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati all’ università di Torino. Da sempre uomo vicino alla sinistra, non per questo ha fatto mancare mai la sua voce critica in moltissime occasioni. Critico anche di molti atteggiamenti radical-chic, contrario ad ogni tipo di retorica, smascera anche quella sui rom, mostrando di avere idee chiarissime sul caso della capotreno che rischia di essere allontanata dal suo lavoro «per avere cercato di proteggere i suoi passeggeri». Ricolfi senza giri di parole, intervistato da Il Giorno, afferma che licenziare la lavoratrice sarebbe ipocrita e insensato. Questa la sua risposta quando gli chiedono se sia giusto licenziare la donna: «No, la forma non è stata appropriata, ma la sostanza è che se si arriva all’esasperazione per certe situazioni, quello che ha detto nell’annuncio è sensato. Nessun italiano sarebbe d’accordo sul licenziamento, c’è molta ipocrisia nelle critiche. Si può pensare a una sanzione».

Persona equlibrata Ricolfi, anche quando gli chiedono da dove nasca la diffidenza degli italiani nei confronti dei rom. La risposta è chiara, limpida: «Dall’esperienza. Anche se non mancano i rom-sinti che lavorano e vivono normalmente, il fatto che una percentuale elevata dei membri di queste comunità viva di accattonaggio e di furti non può che suscitare diffidenza in chi vive del proprio lavoro, e magari fatica a sbarcare il lunario». Le vestali del buonismo che tanto alligna a sinistra avvertiranno come fumo negli occhi le parole di Ricolfi che smascherano tanta ipocrisia con fermezza e naturalezza. All’altra domanda del perché l’annuncio delal capotreno ha fatto il pieno di consensi sui social, il sociologo argomenta: «Non esiste un popolo del web diverso dal popolo non-web, semplicemente il popolo non-web è invisibile, mentre il popolo-web è ipervisibile. Ma entrambi sono ostili verso rom e sinti, sentimento non nuovo e non solo italiano».