Mes: sì al salva Stati, ma M5S a pezzi. Di Maio contro Salvini

Mes: sì al salva Stati, ma M5S a pezzi. Di Maio contro Salvini

La missione impossibile di far cadere il governo rossogiallo prima di Natale era obiettivamente difficile. Il centrodestra le ha provate tutte facendo emergere alla luce anche quattro senatori M5S che hanno votato contro la mozione di maggioranza sul Mes (il Fondo Salva Stati dell'Ue) ma il governo non ha mai corso reali pericoli visto che alla Camera la maggioranza ha raccolto 291 si contro 221 no e al Senato (nonostante svariate assenze 165 si, quattro oltre il minimo).

La mozione approvata impegna il governo a firmare il Trattato nell'ambito di un pacchetto di riforme che include l'unione bancaria. Il Parlamento però ha vissuto l'ennesima giornata da bolgia dantesca con i dissidenti M5S in gran spolvero e il capo del Movimento, Luigi Di Maio, che parla di mercato delle vacche e invoca indagini della Procura.
La giornata è iniziata prestissimo con l'accordo fra Pd e 5Stelle sul testo della mozione raggiunto nel cuore della notte. Di Maio ha limato fino all'ultimo le parole, per convincere i più dubbiosi tra i suoi: viene inserito il «pieno coinvolgimento delle Camere in ogni passaggio» in una logica di pacchetto su Mes, Bicc, Unione bancaria, che approfondisca i «punti critici» ed escluda restrizioni sui titoli sovrani detenuti dalle banche, puntando a introdurre un'assicurazione comune dei depositi.

LA CHIAREZZA
«Senza chiarezza non approviamo niente, vogliamo essere sicuri al 200%», sintetizza Di Maio. Poi parte per Tirana, lontano dal caos delle Camere.
Da Bruxelles il presidente del Consiglio Ue Charles Michel assicura che si terrà conto del dibattito italiano. E Bankitalia torna a rimarcare che il Mes non è un rischio per il nostro Paese: «non c'è» la ristrutturazione obbligatoria del debito che ci avrebbe danneggiati.

Poi tocca a Conte, in Aula. «L'Italia non ha nulla da temere anche perché il suo debito è pienamente sostenibile», afferma. Il governo seguirà in ogni passaggio le indicazioni del Parlamento, promette. E contrattacca. Alla Lega e Fdi che hanno alzato il polverone risponde a muso duro: «Un dibattito molto confuso rischia di indurre il sospetto che siamo noi stessi a dubitare» del nostro debito. Alcune posizioni svelano «il malcelato auspicio di uscita dall'euro-zona o, addirittura, dall'Ue», dice il premier attaccando Matteo Salvini. Subito la replica: «Nessuno è intenzionato ad uscire dall'euro, però il signor Conte non è autorizzato a mettere in pericolo gli italiani». Il centrodestra raggiunge un accordo su una mozione comune firmata dai capigruppo alla Camera Lollobrigida (Fdi), Gelmini (Fi) e Molinari (Lega).

Ma il grosso della battaglia si svolge in Senato dove si parla di un possibile aiutino di senatori responsabili a favore dei rosso-gialli e di assenze strategiche )almeno 10) da FI.
Non ce ne sarà bisogno nonostante il voto negativo di quattro senatori M5S, tre dei quali - si dice - in procinto di passare alla Lega. Altri cinque senatori M5s non partecipano al voto e ci sono assenze nella maggioranza (incluso Matteo Renzi che è all'estero). ma anche nell'opposizione si segnalano assenze al momento del voto. «È iniziato il mercato delle vacche», denuncia Di Maio. Poi il voto che apre una nuova pagina. La domanda è: nel 2020 reggerà il gruppo dei 5Stelle?