Stromboli, la paura e la rabbia. «Noi, lasciati soli sotto il vulcano»

Stromboli, la paura e la rabbia. «Noi, lasciati soli sotto il vulcano»

«Qui non si è visto nessuno, sento solo gli elicotteri sulla mia testa e a darci una mano ci sono solo i volontari arrivati oggi (ieri ndr) da Stromboli». Così, nonostante i suoi 77 anni, anche Mario Lo Schiavo si è armato di pala e scopa ed ha cominciato a liberare, per quel che può, piccolissime porzioni di strade e tetti ricoperti dall’enorme coltre di sabbia e pietrisco vulcanici.

È come un gigantesco mantello nero che avvolge tutta Ginostra, dove mercoledì è morto un escursionista 35enne. Risalendo quella che è anche l’unica via di fuga da questa frazione di Stromboli il rumore dei passi rilascia un suono sinistro. E sembra proprio uno «scenario postguerra» come dice il sindaco Marco Giorgianni. In verità ieri a Ginostra un rappresentante delle istituzione c’era. Un solo vigile urbano che, alle parole di Lo Schiavo, allarga le braccia e fa la faccia rassegnata. Per la gente di questo borgo aspro e impervio i veri eroi sono invece i tecnici dell’Enel che hanno lavorato tutta la notte per riportare ieri mattina l’energia elettrica. E poi ci sono quei volontari arrivati da Stromboli dopo l’appello via social di Gianluca Giuffrè: «Dateci una mano, qui è tutto coperto di lapilli». Hanno accenti del Nord Beatrice, Alessandro, Domenico ma vivono qui per buona parte dell’anno: «Ci siamo mobilitati subito, questa è la nostra isola».

E sono partiti armati di quel che sono riusciti a trovare in casa. Tanti secchielli e scope, mentre per rimuovere l’enorme quantità di detriti ci vorrebbero ben altri mezzi e molte più braccia. Loro comunque vogliono dare una lezione silenziosa e un segnale di solidarietà al drappello di irriducibili che a Ginostra vive estate e inverno. Sono appena 40 e Mario Lo Schiavo è il più anziano di tutti. È nato in una piccola casa bianca e questa frazione non l’ha mai lasciata. Per anni ha trasbordato passeggeri dalle navi al molo, ai tempi in cui faceva il marittimo e qui non c’era ancora un porto di attracco. «Questa è la mia terra e qui voglio morire, anche se una cosa come l’altro ieri non l’avevo mai vista in vita mia. È stata una botta violentissima e per mezz’ora, io e mia moglie, siamo rimasti immobili sotto un architrave di casa temendo il peggio. Ma Iddu (il vulcano, ndr) ci ha graziati».

Di quel pomeriggio Lo Schiavo ricorda anche un altro particolare che gli fa venire il sangue alla testa: «Non sono suonate nemmeno le sirene che dovrebbero allertare in caso di emergenza». Di cose che lo irritano ce ne sarebbero anche altre: «Dove sono finiti gli 800 milioni stanziati per sistemare il pontile dopo l’onda anomala del 2003?». Ma per ora ha altro da fare. E alle 14, sotto un sole infernale, riprende a spalare, mentre in alto si intensifica il passaggio dei Canadair che fanno la spola dal mare ai focolai che hanno improvvisamente ripreso vigore. Su Ginostra ristagna un pesante odore di bruciato che, mischiato alla cenere vulcanica, rende l’aria irrespirabile. Anche se la fase più critica è passata, per lo Stromboli permane l’allerta giallo in quanto, spiegano dall’Ingv, «è ancora instabile».

E quindi c’è il divieto di escursione in quota ma non di raggiungere Ginostra come fanno tanti curiosi attratti dallo «spettacolo» dell’emergenza. Mentre 98 turisti, vinti dalla paura, hanno preferito lasciare l’isola. Eppure avventurarsi a Ginostra, anche a bassa quota, è pericoloso. Il fumo dei roghi e le strade rese scivolose dalla coltre di lapilli possono diventare delle autentiche trappole. Come del resto è avvenuto per il povero Giovanni Imbesi. Ieri il suo amico brasiliano Thiago Takeutisi ha rivissuto gli attimi in cui ha visto spirare l’amico tra le sue braccia. «Dopo il boato — racconta con gli occhi lucidi — abbiamo cominciato a correre, ma il fuoco ci bloccava da tutte le parti. Massimo ha cercato di chiamare aiuto via radio, ma per oltre un’ora non è arrivato nessuno. C’era un caldo terribile, lo sentivamo anche sotto i piedi e pian piano ci siamo disidratati. Ma poi lui ha perso conoscenza, gli ho fatto la respirazione bocca a bocca, il massaggio cardiaco… tutto inutile… È stato terribile e io mi sento un miracolato». Il pm non ha ritenuto necessaria l’autopsia e ieri sera la salma del 35enne è stata restituita ai familiari.