Vertice Salvini-Di Maio, si tratta su contratto e nomi

Vertice Salvini-Di Maio, si tratta su contratto e nomi

Non sarebbe ancora chiusa la trattativa tra M5s e Lega, né sul contratto di programma, né sulla ricerca del nome del premier. Il vertice di questa mattina tra Salvini e Di Maio si è concluso e – riguardo a Palazzo Chigi – si è discusso su una rosa di nomi.

“Penso che in serata chiudiamo il contratto” E sul premier? “Stiamo ancora ragionando, non è chiusa ancora”, ha spiegato il leader del M5s Luigi Di Maio.

“Sono come sempre a disposizione di M5s e Di Maio”, dice Emilio Carelli, neodeputato 5Stelle, giornalista, ex di Sky e Mediaset. Resta la tensione sui mercati. Sale lo spread fino a quota 158, la Borsa di Milano inverte la rotta e perde ora lo 0,5%. Dal vertice Ue di Sofia il monito del vicepresidente Dombrovskis: Il governo che verrà rispetti le regole di bilancio. ‘Promesse mirabolanti creano problemi al Paese’, avverte Gentiloni.

E dall’Europa, in vista del nuovo governo in Italia, è arrivato l’ennesimo monito: “Non commentiamo sulle politiche dei partiti o processi di formazione dei governi, ma quello che enfatizziamo in ogni caso è che è importante attenersi alla disciplina di bilancio, e specialmente per l’Italia continuare a ridurre il deficit e il debito perché fattori di rischio”, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis al Parlamento Ue, rispondendo agli eurodeputati. “Stiamo discutendo con le autorità italiane la traiettoria dei conti e in realtà questo è un messaggio anche per il nuovo Governo: è importante restare nei binari”, ha concluso.
Lega e Movimento Cinque stelle stringono l’accordo sul programma. Ora, entro domenica, trattativa a oltranza per l’intesa sul premier, con l’ipotesi sempre in campo di una staffetta tra i leader a Palazzo Chigi. In un vertice notturno i due leader hanno limato il programma e sono tornati sulla questione del premier, senza escludere il principio della staffetta, con Luigi Di Maio in pressing su Salvini, ancora freddo al riguardo, per ottenere il mandato di partenza. Intanto, la futura maggioranza giallo-verde raggiunge un primo importante passo lungo la strada verso la formazione di un governo, un passo necessario ma non ancora sufficiente: ora hanno il compito fondamentale di dialogare e trovare una via d’uscita comune con il Capo dello Stato sulla struttura dell’esecutivo. Il Colle, dal canto suo, dopo le polemiche sulla bozza “no-euro”, ammonisce che il suo ruolo è esaminare solo testi definiti, frutto delle responsabilità dei partiti, certamente non bozze preparatorie. Sergio Mattarella non prende la parola, tuttavia molti osservatori politici sono convinti che, dopo oltre 70 giorni di trattative, porrà l’accento sulla necessità che l’Italia non perda la credibilità conquistata negli ultimi mesi, avanzando proposte che mettano a rischio la tenuta dei conti e del tutto incompatibili con i vincoli europei. Ad ogni modo, dopo giorni di lavoro febbrile, il tavolo tecnico trova la tanto sospirata ‘quadra’, lasciando aperti solo pochi nodi che vengono affrontati dall’ennesimo faccia a faccia tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Si tratta di temi molto importanti, dal fiscal compact alle grandi opere, dall’immigrazione alla sicurezza. Tuttavia i protagonisti giurano che si tratta solo di limare posizioni non troppo distanti, problemi sostanzialmente risolvibili.

Il contratto si traduce in un documento di oltre 40 pagine, in cui s’è trovato un punto di equilibrio sui temi cari alle due forze politiche, dalla legittima difesa alle pensioni d’oro, dall’abolizione della Fornero al reddito di cittadinanza. Nel testo non c’è traccia dell’uscita dell’euro e si pone l’accento sulla tutela dei risparmiatori. “Siamo orgogliosi e soddisfatti perché in 6 giorni abbiamo fatto un lavoro enorme su un contratto di governo molto ambizioso”, sintetizza Alfonso Bonafede (M5S), al al termine dei lavori. “I punti di convergenza – conclude – sono stati tanti e il risultato è enormemente positivo”. Soddisfatto anche il leghista Claudio Borghi: “Siamo riusciti a mettere sul tavolo una enorme mole di proposte e grazie a un lavoro molto proficuo siamo riusciti a trovare una soluzione positiva per tutti”. Insomma, definito il programma – che sarà approvato dai gazebo di Lega e M5s nel fine settimana – sul tavolo rimane il nodo centrale del futuro premier e la squadra di governo. Quello che sembra certo è che sarà un politico. Sia Matteo Salvini, sia Luigi Di Maio, fanno sapere in pubblico di essere disponibili a un “passo di lato” pur di far partire l’esecutivo. Anche se la partita sembra essere sempre più ristretta a loro due. Nel corso del pomeriggio, i rumors di Montecitorio rilanciano le chances anche dei pentastellati Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro. Restano alte anche le quotazioni del leghista Giancarlo Giorgetti. Per quanto riguarda le caselle ministeriali, Salvini, in diretta Facebook ribadisce la sua richiesta di avere per il suo partito la delega agli Interni e all’Agricoltura. “Nel contratto c’è la difesa dei confini e credo che un ministro della Lega possa fare da garante. Se parte un governo – annuncia – dimezzeremo i centri di accoglienza per mettere più soldi sulle espulsioni”.