Covid, i verbali: i negozi potevano restare aperti. Resta il giallo sui comuni bergamaschi

Covid, i verbali: i negozi potevano restare aperti. Resta il giallo sui comuni bergamaschi

Verità, a piccole dosi. Il governo dà il via libera alla pubblicazione di soli 5 verbali del Comitato tecnico scientifico. Mancano, e non è affatto un caso, quelli che riguardano la decisione di Palazzo Chigi di non creare una zona rossa nei comuni bergamaschi di Alzano e Nembro. 

Ci sono invece quelli che indicano come la linea del Cts fosse rigorosa, ma meno radicale di quella scelta da Speranza e Conte nel dare priorità assoluta, purchessia, al salvare vite. Il Cts si spinge persino a suggerire di non chiudere tutti i negozi. Nel verbale numero 12 del 28 febbraio il Comitato propone di allargare a tutta Italia l’uso del lavoro agile (che nel Dpcm del 25 febbraio era riservato ai datori di lavoro aventi sede di Emilia-Romagna, Friuli, Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria), si definiscono «non utili» le misure di sospensione degli esami di patente di guida, e relativamente a Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, per il quale chiedono misure più severe che nel resto del Nord, si promuove la chiusura di scuole e università, la sospensione dei concorsi e le misure igieniche, ma – a sorpresa – si boccia la chiusura dei negozi. Al punto 6 si chiede infatti «la soppressione dell’obbligo di chiusura di tutte le attività commerciali, a condizione dell’adozione di misure organizzative che consentano la fruizione nel rispetto della distanza di almeno un metro tra le persone». Ma il Cts non fu ascoltato e anzi l’obbligo (fatte salve alcune categorie di esercizi), sarebbe diventato nazionale nel Dpcm dell’11 marzo. 

A parte questo, tra le carte non trasmesse all’istituto Einaudi mancano clamorosamente i verbali sulla mancata chiusura dei comuni di Alzano Lombardo e Nembro, che, a inizio marzo, sarebbe stata suggerita dal Comitato tecnico scientifico, ma che il governo rinviò in prospettiva di creare un lockdown nazionale. La richiesta sarebbe contenuta in un verbale del Cts che dovrebbe essere tra il 29 febbraio e il 3 marzo, e del quale è filtrata solo una parte. "Nel tardo pomeriggio – scrive il Comitato – sono giunti all’istituto superiore di Sanità i dati relativi ai due Comuni sopramenzionati, poi esaminati dal Cts. Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili a un’unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l’R0 è sicuramente superiore a 1, il che costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio. In merito il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della ’Zona Rossa’ al fine di limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue. Questo criterio oggettivo potrà, in futuro, essere applicato in contesti analoghi".

Ma la richiesta non ebbe un esito positivo. Visti i numeri in salita, il Cts si orientò così a chiedere un lockdown nelle regioni più colpite mentre Conte era ormai per un lockdown globale. «Alla luce del quadro epidemiologico di cui disponevamo in quella prima settimana di marzo – disse Conte il 12 giugno ai magistrati – non avrebbe avuto alcun senso chiudere solo i comuni di Alzano e di Nembro. Il nostro problema era studiare soluzioni drastiche e immediate per tutta l’Italia. Ed è quello che abbiamo fatto».