Al via il piano Ue per il razionamento del gas: cosa cambia per gli italiani

Al via il piano Ue per il razionamento del gas: cosa cambia per gli italiani

Con l’approvazione del Parlamento europeo e la pubblicazione ufficiale, gli Stati si preparano a seguire le direttive della Commissione: cosa farà l’Italia?

Facendo uno sforzo intellettivo notevole e tornando con la mente alle prime settimane dell’anno (pare trascorso un secolo vista la densità degli eventi che si sono susseguiti), sono davvero pochi coloro che avevano ipotizzato un’estate così difficile per le famiglie italiane. L’emergenza siccità degli ultimi mesi – e la conseguente crisi idrica che sta mettendo in ginocchio interi comparti produttivi, dall’agricoltura all’allevamento – ha fatto schizzare alle stelle i prezzi di moltissimi prodotti divenuti praticamente irreperibili. Al contempo sembrano non placarsi gli effetti della guerra in Ucraina sull’inflazione galoppante, che in Italia (ma in generale in tutto il Vecchio Continente) ha raggiunto un livello mai visto prima in tempi recenti.

Una combo che ha prodotto un inevitabile aumento della spesa pro capite per i cittadini, che si ritrovano nella situazione di dover razionalizzare le spese cosiddette “extra”, effettuando delle scelte che spesso comportano rinunce anche molto dolorose. Migliaia di nuclei in difficoltà scelgono di ridurre i giorni di vacanza (come sottolineato da Federalberghi nel suo ultimo report) o di uscire a cena con una frequenza sempre minore, magari scegliendo un ristorante dai prezzi scontati: chi può risparmia anche sui servizi di babysitter – affidando i propri figli ai nonni (chi ancora ce li ha) o ad amici disponibili – mentre i negozi fanno a gara a chi propone i prezzi più ribassati, esponendo la merce in saldo fino al 70% e oltre.

Prezzo del gas alle stelle: la dipendenza dell’Europa dalla Russia e le scelte del Cremlino

In un quadro dai contorni sempre più preoccupanti si inserisce anche il costo sempre più alto del gas: in questo caso il fenomeno va avanti ormai da diversi mesi, ossia dallo scorso 24 febbraio, giorno in cui Vladimir Putin diede il via alla propria “Operazione speciale”, invadendo il territorio di Kiev e scatenando un conflitto di cui non si intravede la fine nel breve periodo.

Il conseguente blocco delle relazioni con il Cremlino voluto dall’Unione europea e dagli Stati Uniti (accompagnato da sanzioni economiche sempre più stringenti messe in atto nei confronti di Mosca) ha portato ad un graduale ma continuo aumento del prezzo del gas. Un fatto che sta interessando soprattutto quegli Stati che maggiormente dipendono dalla Russia per l’importazione di questa materia prima.

Scatta il piano dell’Ue per la riduzione del gas: cosa farà l’Italia

Nonostante l’Italia sia uno dei paesi dell’Ue più dipendenti dal gas russo – con circa il 40 per cento importato da Mosca nel 2021 – il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani ha affermato che non saranno messe in atto misure “draconiane” per reprimere la domanda. Ma a luglio, il governo ancora presieduto da Mario Draghi ha annunciato un piano di risparmio di emergenza che potrebbe includere la limitazione del riscaldamento a 19°C in inverno e il raffreddamento a 27°C in estate, la riduzione dell’illuminazione stradale di notte e la chiusura anticipata dei negozi.

Tutte queste misure fanno parte del Piano dell’Unione europea che scatta oggi (martedì 9 agosto 2022) e che al momento prevede solamente delle raccomandazioni che le istituzioni europee – in particolare l’organo esecutivo con a capo la presidente Ursula von der Leyen – impartiscono agli Stati membri nel tentativo di scongiurare un ulteriore inasprimento della situazione nel caso in cui Putin decidesse di chiudere completamente i rubinetti dei propri gasdotti.

Governo italiano e Unione europea al lavoro per sganciarsi da Mosca: cosa attendersi per l’inverno

L’impatto sulla popolazione delle misure ipotizzate dal governo italiano sarebbe di non poco conto, come dichiarato dallo stesso Cingolani, che ha ribadito come la riduzione del riscaldamento di 1°C negli edifici potrebbe far risparmiare fino a 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il titolare del dicastero ha anche sottolineato come l’Italia non avrebbe comunque alcun problema fino a febbraio anche nel caso in cui la Russia interrompesse completamente le forniture di gas: questo perché il nostro Paese ha stipulato una serie di nuovi accordi sul gas negli ultimi mesi.

Nonostante questo i tecnici ministeriali sono al lavoro per tentare di ridurre del 7% la domanda di gas entro marzo, in parte aumentando la sua produzione a carbone. Una scelta in linea con quelle annunciate anche da una parte dei Paesi comunitari, soprattutto da quelli che nel corso del tempo hanno visto crescere la quantità delle proprie importazioni dalla Russia e che oggi tentano una retromarcia. Ma non tutti gli Stati membri hanno avuto la stessa reazione alle direttive rilasciate dalle istituzioni comunitarie e anche quelli a noi più “vicini” stanno palesando intenzioni differenti in vista del prossimo inverno.

L’Italia si prepara ad una stretta per le importazioni di gas dalla Russia: cosa stanno facendo gli altri Stati membri

La Spagna ha adottato un approccio più radicale rispetto ad altri paesi dell’Ue: nei giorni scorsi il governo presieduto dal premier Pedro Sanchez ha emesso un decreto che ordina alle imprese private di limitare l’aria condizionata a 27 gradi in estate e il riscaldamento a 19 gradi questo inverno. L’esecutivo iberico ha anche imposto ai negozi di installare serrature automatiche per evitare che le porte vengano lasciate aperte mentre i sistemi di riscaldamento sono in funzione e di assicurarsi che le loro vetrine spengano completamente le luci a partire dalle ore 22. Misure simili sono già in atto per gli edifici pubblici, mentre per le famiglie per ora tutto rimane facoltativo.

Anche la Francia ha annunciato un piano di “sobrietà energetica“, come lo ha definito alcune settimane fa il presidente Emmanuel Macron. La maggior parte delle misure è ancora in fase di bozza e dovrebbe essere presentata verso la fine di settembre. Il nuovo ministro per la transizione energetica Agnès Pannier-Runacher ha già indicato che il governo mira a vietare ai negozi di lasciare le porte aperte, mentre l’aria condizionata e il riscaldamento rimarranno in funzione senza restrizioni. L’esecutivo vuole anche vietare la pubblicità illuminata in tutte le città nelle ore notturne (dalla mezzanotte alle 6 del mattino), una misura che è già entrata in vigore nei centri abitati con meno di 800 mila abitanti.

Il piano dell’Unione europea per ridurre il gas importato dalla Russia: il caso della Germania

La Germania ad oggi è il Paese che importa più gas da Mosca tramite il gasdotto Nord Stream. Nonostante sia uno dei più accesi sostenitori del risparmio energetico, Berlino ad oggi non ha ancora un piano vincolante per ridurre drasticamente il consumo di energia. Alla fine di luglio, il governo di Olaf Scholz ha emesso una serie di raccomandazioni, alcune delle quali (secondo le parole del Cancelliere) diventeranno legalmente vincolanti in tempi brevi.

L’esecutivo ha invitato gli edifici pubblici e gli uffici a smettere di riscaldare “stanze in cui le persone non trascorrono regolarmente il tempo“, come corridoi e grandi atri. Però, per sostenere le famiglie, l’esecutivo ha eliminato l’obbligo per gli inquilini di mantenere una temperatura minima negli appartamenti. Come spesso accade in terra tedesca, diversi land (le regioni) hanno adottato misure proprie, ad esempio riducendo l’illuminazione stradale e quella pubblicitaria.